Sulla questione ZES leggo di tanti comunicati/proclami intrisi di sdegno e di rabbia. Certo, ad una prima lettura, per Brindisi la vicenda è alquanto triste (questa unita ad altre) , ma proviamo a dare un’altra chiave di lettura e cioè che forse non è bocciata la città di Brindisi in quanto tale ma bensì un determinato ceto affaristico/politico abituato da decenni a fare in città il bello e il cattivo tempo con il risultato (disastroso per la città, ma non per loro) che è sotto gli occhi di tutti noi.
Prendiamone atto: noi non siamo stati capaci di liberarci da soli di quel nefasto ceto affaristico/politico, altri lo stanno facendo per noi e non è detto quindi che quanto sta accadendo sia un male (vedi commissariamento ed altro).
Forse finalmente comprenderemo che è ora di dire basta a chi negli anni ci ha rappresentato portandoci a tale situazione e ancora ha la sfacciataggine di presentarsi come “il nuovo che avanza”.
Chi vede la città dall’esterno ne ha compreso le potenzialità, ma ha anche compreso che è necessario isolare quella cricca che, per interessi propri o per ignoranza o per incapacità, ne ha fortemente limitato lo sviluppo, è tempo che lo comprendiamo anche noi.
Che oggi a stracciarsi le vesti, ad indignarsi, a protestare, siano magari coloro che in questi anni, rivestendo posizioni di vertice, hanno contribuito al disastro della città, è francamente risibile, a me è questo ciò che più di tutto mi fa indignare e mi fa rabbia.
Antonio Carito