A settantanni dalla nascita di Massimo Troisi, Mario Martone lo omaggia ripercorrendo il suo percorso di attore e regista, ma anche uomo tanto schivo quanto sensibile.Ci sono tre elementi che vanno presi in considerazione quando si pensa a questo film che raccoglie sequenze di spettacoli televisivi, di interviste di Massimo, di testimonianze di vario tipo tutte finalizzate a ri-scoprire una figura fondamentale del mondo dello spettacolo italiano e non solo (chi ha avuto modo di vedere i suoi film doppiati in altre lingue ha davvero vissuto esperienze uniche). I tre elementi sono: il regista e le due parti in cui si può dividere il titolo.
Quel 'laggiù' non vuole solo essere un banale capovolgimento di un titolo di film famoso. Quel laggiù è un avverbio di luogo che per molti si identificava con Napoli e che invece Massimo voleva allargare a una condizione di disagio esistenziale che poteva prendere le mosse da Napoli (anzi da San Giorgio a Cremano come teneva a puntualizzare) per allargarsi a un'intera generazione ed andare oltre. Bene fa Martone quando indugia sui volti di giovani che assistono all'aperto alla proiezione di un film di Troisi cogliendone la sorridente partecipazione emotiva.
Quel 'mi ama' che sta al centro di tutto il percorso di scrittura, che poi significa di vita, del Troisi regista ed attore. La complessità del sentimento amoroso che porta sugli schermi può far ridere grazie ad un sagace processo di attesa e di accumulo ma poi ha un rilascio lento di profonda malinconia che spinge chi guarda ad osservarsi nell'intimo.
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