I tentativi dell’amministratore unico della società Santa Teresa Giuseppe Marchionna di sottrarsi alle proprie gravissime responsabilità gestionali sono sotto gli occhi di tutti e vengono compiuti in pieno disprezzo rispetto al diritto di decine e decine di lavoratori di tutelare il proprio posto di lavoro.
Il confronto avvenuto tra funzionari della Provincia, addetti della Santa Teresa, Marchionna e organizzazioni sindacali ha confermato delle palesi irregolarità che consistono nell’aver imputato nel bilancio 2022 somme per circa 300.000 euro per lavori mai eseguiti in quell’anno. Un fatto gravissimo che si sta tentando di far passare sotto gamba, come se fosse normale dichiarare il falso in documenti ufficiali.
Questo fatto, peraltro, comporta la chiusura del bilancio in perdita e quindi compromette ogni possibilità di assicurare un futuro alla stessa società partecipata.
E si tenta di nascondere – con la complicità di qualche sindacalista (Ercole Saponaro) che fa parte della maggioranza di Marchionna e che siede ai tavoli per tutelare i lavoratori che ovviamente in questo modo non può tutelare. Una commistione di ruoli che crea il voltastomaco e che si verifica sulla pelle dei lavoratori che assistono ad un drammatico e complice silenzio di chi dovrebbe difenderli. Un motivo in più perché scenda in campo il Prefetto con la sua autorevolezza, così come già chiesto dal segretario della Cgil Antonio Macchia.
Marchionna, poi, continua a non fornire spiegazioni sul fatto che a poche ore dalle sue dimissioni ha firmato lettere con avanzamenti di carriera e di retribuzione pur sapendo che la società stava (e sta…) sull’orlo del fallimento. Perché non ha fugato i dubbi su interessi “elettorali” di tale operazione? Perché non