Gli incontri promossi dal Ministro Urso presso la prefettura di Brindisi, dimostrano che il processo di decarbonizzazione in Italia deve avere un focus particolare su Brindisi: infatti, caso più unico che raro, assistiamo contemporaneamente alla chiusura della centrale termoelettrica Brindisi sud alimentata carbone e di Eni Versalis, oltre che del cracking nel petrolchimico.
La dismissione di impianti, realizzata o in corso, era ampiamente programmata o prevedibile e appaiono battaglie di retroguardia quelle di chi arriva addirittura a chiedere la riapertura della combustione di carbone nella centrale termoelettrica o la permanenza della chimica di base a Brindisi. È sicuramente vero che i piani di dismissione e chiusura di impianti andavano accompagnati da una nuova autorizzazione integrata ambientale da parte del Ministero dell'Ambiente, ciò che non è avvenuto
Con grandissima difficoltà si sta cercando di imporre la richiesta da parte di Eni del riesame dell'autorizzazione integrata ambientale. È l'A.I.A. che può e deve regolamentare i tempi e i modi attraverso i quali garantire la messa in sicurezza, la riqualificazione e riconversione o il definitivo smantellamento, con relativa bonifica, di parti degli impianti dismessi e delle aree interessate. A ciò sono strettamente connessi i piani di salvaguardia della attuale occupazione e quelli di costruzione di una nuova occupazione negli per la realizzazione dei progetti, quali quelli inseriti nelle circa 50 manifestazioni di interesse, ma anche per quel che riguarda la bonifica dei siti inquinati.
È intollerabile assistere alla ripetizione di prove di forza, quali quelle che sta mettendo in atto Eni, che ritiene che basti una semplice comunicazione per annunciare l'immissione in torcia di quello che chiama off gas, per sottrarsi all'obbligo di chiedere l'attuazione di norme e processi autorizzativi istituzionali.
Nel convegno sulla decarbonizzazione, realizzato a Brindisi il 28 marzo, Legambiente ha messo a punto il quadro di riferimento per ciò che riguarda il sito di interesse nazionale ai fini della bonifica e i due poli, chimico ed energetico. Grazie all'intenso lavoro svolto da Ispra e, soprattutto, dall'Arpa Puglia a Brindisi oggi abbiamo il 97% di caratterizzazioni delle matrici ambientali a Brindisi, ciò può consentire di sbloccare i tanti progetti presentati e giacenti presso le pubbliche amministrazioni, semplicemente ricorrendo alle analisi di rischio che il Ministero dispone in questi casi. Enel, da tempo, ha presentato 13 idee progettuali e Eni ha annunciato l'intenzione di realizzare una giga Factory per la produzione di batterie da accumulo che, a suo dire, dovrebbe garantire 700 posti di lavoro.
Ciò che Legambiente ha evidenziato da tempo è che lo Stato, quindi in primo luogo l'attuale Governo, non può limitarsi a recepire manifestazioni di interesse da parte di terzi, ma deve garantire direttamente la propria presenza, operativa e soprattutto finanziaria. Innanzitutto, vanno garantiti i lavoratori che escono dai cicli produttivi, il cui numero è decisamente superiore rispetto alle cifre che circolano; considerando, ad esempio, il fatto che la chiusura del cracking comporta a cascata la messa in crisi di altri stabilimenti, a cominciare da Basel. Vanno garantiti i piani di formazione in rapporto diretto alla reale programmazione di progetti, anche se alcuni di questi corsi, quali quelli per installatori di pannelli fotovoltaici, sono comunque necessari. Vediamo, però, il quadro complessivo auspicabile di programmazione di progetti per quel futuro, Green o sostenibile, del quale parlano oggi anche coloro che, fino a ieri, difendevano combustibili fossili e chimica di base.
In campo energetico è necessario dare corso alla realizzazione della piattaforma eolica offshore a sud di Brindisi, che dovrebbe, fra l'altro, produrre circa 1200 posti diretti nella fase di costruzione, a condizione, però, che tutta la cantieristica connessa avvenga nel porto di Brindisi e nell’area industriale, la produzione elettrica di tale impianto, attraverso un cavidotto sottomarino, si collegherà nell'area occupata dalla dismessa centrale Brindisi sud alla rete di trasmissione e distribuzione, da mettere quest'ultima in sicurezza.
Le attuali opere di presa d'acqua e le pompe della centrale possono essere riattivate accanto alla realizzazione di due impianti: da un lato, quello di produzione di energia elettrica e idrogeno da moto ondoso, che sta ottenendo vari consensi e premi a livello internazionale, della società brindisina Geco; dall'altro, quello progettato dalla società brindisina Green Independence, che ha previsto e realizzato a livello sperimentale un grande impianto fotovoltaico che può garantire contestualmente la desalinizzazione dell'acqua di mare, la produzione di idrogeno e quella di energia elettrica.
Fra le 13 idee progettuali sopra richiamate, Legambiente ha sempre sostenuto la realizzazione dello stabilimento di ACT Blade, che, producendo pale eoliche innovative, prevede 128 posti di lavoro in fase iniziale e fino a 500 a regime. Legambiente resta sempre convinta della necessità di una giga factory per la produzione di pannelli fotovoltaici, che oggi, con l'interessamento diretto di Enel, potrebbe essere orientato verso la realizzazione dei pannelli fotovoltaici progettati da Green Independence. Si è parlato di idrogeno verde, quale quello che impianti sopra citati e altri che si potrebbero realizzare garantirebbero, con la creazione, che Legambiente ritiene necessaria, della Hidrogen Valley da tempo annunciata e la creazione di un Hub a Brindisi dell'idrogeno da utilizzare nella mobilità autoveicoli e di navi, nel polo chimico, accanto alla giga factory prospettata. Si ritiene importante un confronto con Eni per quel che riguarda linee di produzione di chimica verde e di bioplastica.
Abbiamo parlato di cantieristica connessa ad impianti eolici offshore, ma nelle manifestazioni di interesse si parla anche di cantieristica navale, su cui abbiamo espresso il pieno favore quando fu annunciata una programmazione da parte di società del territorio, con riferimento alla costruzione di barche da diporto e a 300 posti di lavoro. Infine, dopo aver evidenziato lo squilibrio di risorse finanziarie e impegni progettuali fra quel che sta accadendo a Taranto e a Brindisi per le bonifiche, Legambiente sottolinea, ancora una volta, l'assurdità di progettare un deposito costiero di GNL nel porto di Brindisi, laddove è necessario sviluppare lo scalo intermodale e la logistica ad esso connessa. A Molfetta, in condizioni ben diverse per quel che riguarda le infrastrutture e le potenzialità del porto, Lisa logistic prevede un investimento che porterebbe a creare 750 posti di lavoro.
Da ultimo, merita attenzione una delle manifestazioni di interesse che fa riferimento alla creazione di un rilevante data center, che potrebbe avere un utilizzo diretto dei due enormi dome di legno lamellare presenti a Cerano. Un impianto del genere, è assolutamente necessario in regioni del sud e in un’area strategica del Mediterraneo e può creare notevoli prospettive, pur in considerazione della forte domanda energetica che comporta, sicuramente collegabile ad impianti da fonti rinnovabili, tenendo anche conto dell’utilizzo possibile di notevole produzione di calore.