Ho avuto modo di apprendere nei giorni scorsi della notizia, diffusa da un sito di informazione online e dal quotidiano cartaceo più diffuso in questa provincia, della richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce nei confronti di alcuni poliziotti in servizio presso la Questura di Brindisi che sarebbero ritenuti responsabili, a vario titolo, di accesso abusivo in banche dati, alcuni, e di istigazione a commettere il precedente reato, altri.
Di tutti i poliziotti vengono indicati espressamente nomi e cognomi; solo uno, pietosamente, viene indicato come dipendente del Ministero dell'Interno.
Non sono a conoscenza di quali siano le attuali regole che disciplinano la diffusione di queste notizie sugli organi di informazione né mi interessa conoscere chi le ha fornite.
Ho potuto prendere atto, però, sempre attraverso la lettura dei media come, in occasione dell'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare dei presunti autori di una sparatoria avvenuta la scorsa estate davanti ad un noto stabilimento balneare di questa città, si siano utilizzate soltanto le iniziali dei destinatari del provvedimento. E questo benché uno dei due sia un pregiudicato a me ben noto quando svolgevo altro incarico in questa città.
Analogamente, non sono stati riportati per esteso i nomi di alcuni appartenenti al Comando Provinciale della Guardia di Finanza, ritenuti coinvolti in vicende di corruzione. Entrambe le indagini, in merito a queste ultime 2 vicende, sono state condotte dalla Procura della Repubblica di Brindisi.
Con la presente, desidero chiarire che il sig. Massaro Teodoro non è solo un dipendente del Ministero dell'Interno, bensì un vice sovraintendente della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Brindisi, da lungo tempo collaboratore di fiducia di svariati Prefetti che si sono succeduti in questa provincia, che gode della mia stima e la godrà fino all'ultimo giorno in cui ricoprirò il mio incarico.
Ero a conoscenza del suo stato di indagato per il reato contestato, che sarebbe stato commesso nel 2018, e spero vivamente che con maggiore rapidità si arrivi ad accertare una verità processuale nel cui merito non voglio assolutamente entrare.
Questa nota la devo esclusivamente alla moglie e ai due figli ed è pubblicata all’insaputa dell’interessato, al quale chiedo comunque scusa non avendo chiesto il suo consenso.
Rispettosamente,
Luigi Carnevale, Prefetto della provincia di Brindisi